Genova. La leggenda degli spiriti del Teatro Carlo Felice

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    Genova. La leggenda degli spiriti
    del Teatro Carlo Felice



    Il teatro Carlo Felice è il principale teatro genovese ed uno dei più noti in Italia. Vi si tengono la stagione d'Opera lirica e Balletto e la stagione Sinfonica, oltre a recital e manifestazioni varie.

    Dal 1991 è la sede principale delle stagioni musicali della Giovine Orchestra Genovese, onlus che organizza, produce e promuove concerti di musica da camera dal 1912, la cui sede si trova nella vicinissima Galleria Mazzini.

    Il teatro è posto appena a lato della centrale piazza De Ferrari, in pieno centro cittadino, accanto al monumento equestre a Giuseppe Garibaldi e poco distante dalla fontana che rappresenta uno dei simboli della città.

    Ci sono stata diverse volte, una delle quali per vedere il Parsifal di Wagner :rolleyes: (4 ore e venti minuti di opera, tutta in tedesco :lol:) e...già! dopo due ore di attento ascolto, passate ad alternare il mio sguardo in alto, sopra l'arlecchino per il testo e in basso, per seguire quello che avveniva sul palco, sono entrata in stato confusionale dovuto allo shackeramento costante del mio cranio e, quindi, dopo un po' non ci ho capito praticamente più una mazza :D . Comunque, a parte questa mia interessantissima esperienza passata a vedere il Parsifal, che ha del leggendario solamente considerando la durata - senza nemmeno calcolare che fosse interamente recitata in lingua tedesca, un viaggio allucinante nella confusione, dieci anni fa - , vi posto un bell'articolo che ricorda le leggende del teatro Carlo Felice. Buona lettura :D



    Storia di Genova: la leggenda degli spiriti del Carlo Felice

    La leggenda narra di spiriti tormentati all'interno dell'edificio, le anime dei frati domenicani sfrattati o l'ombra di Leyla Carbone, condannata al rogo per stregoneria



    Una superficie che scende a gradoni, finestre e balconi che occhieggiano da pareti i cui colori rievocano le facciate dei borghi marinari, una cupola di punti luminosi che ricorda un cielo stellato : benvenuto nella sala del Teatro Carlo Felice.

    Ti aspetti un ambiente ridondante di fregi e ti trovi in una delle tante piazzette che caratterizzano la costa ligure, ricche di salsedine e di panni stesi. Poltrone in resina e velluto, pavimenti in legno Doussiè, rifiniture in pero e ciliegio (legni usati per strumenti musicali), pareti di marmo blu di bardiglio (pietra che riflette le alte frequenze), assicurano un’acustica tra le migliori d’Italia, omogenea lungo i 44m che separano la prima dall’ultima fila della platea.

    In una atmosfera ovattata e magica, la suggestione rende palpabile la presenza di spiriti tormentati che la tradizione vuole legati alla storia dell’edificio. Progettato dall’architetto Carlo Barabino, in un’area precedentemente occupata dal complesso conventuale di San Domenico (XIII sec.), fu inaugurato nel 1828, alla presenza di Carlo Felice e Maria Cristina di Savoia, con l’opera belliniana” Bianca e Ferdinando”.

    Che siano le anime degli sfrattati domenicani o l’ombra di Leyla Carbone, figlia di un liutaio, condannata al rogo per stregoneria (1580), una specie di maledizione accompagna, da subito, la vita di questo edificio.

    Si narra che la cantante boema Teresa Stoltz, amante di Giuseppe Verdi, ordinò di collocare una mummia nello scantinato del teatro quale rimedio contro il malocchio ma l’espediente fu vano: la sera stessa, svenne sulla scena e l’incolpevole amuleto fu esiliato in un meandro del Museo di Pegli.

    Diversi incendi e la guerra segnano il dissesto dell’edificio finché, nel 1946, dopo molte traversie, il suo restauro fu affidato all’architetto Paolo Chessa ma, vedi il caso, il progetto si esaurì tra le carte bollate; morì accidentalmente, ahimé, anche, il subentrante Carlo Scarpa.

    Fu, infine, Aldo Rossi, a realizzare l’idea di una piazza coperta, di 400 mq di superficie, dove il teatro fosse il collegamento ideale tra Galleria Mazzini e piazza De Ferrari. Al fine di comunicare una percezione di solidità e di “eternità”, si privilegiarono, per gli esterni , materiali come la pietra e il ferro; gli interni, invece, eccellono per marmi e legno.

    Delle antiche vestigia rimangono solo il pronao (spazio posto davanti all’ingresso) a colonne doriche, il porticato a bugnato (pietre con rilievi sporgenti o bugne) che abbraccia l’edificio e forma la terrazza del primo piano. Il pronao è sormontato da un timpano triangolare con i primigeni bassorilievi, alla cui sommità svetta una copia della statua dello scultore Giuseppe Gaggini, rappresentante il ‘Genio dell’Armonia’ (l’originale è conservata all’interno della chiesa di Sant’Agostino in Sarzano).

    Tra le aggiunte del nuovo progetto si trova una cuspide poligonale vetrata, alta 27m, il lanternino, che sale attraverso i diversi piani del Teatro fino a svettare sul tetto, illuminando l’interno, e la torre, alta 63m, vero e proprio scrigno di sofisticati meccanismi che servono alla gestione scenica del teatro.

    A vegliare su questo gioiello… perché non si sa mai, campeggia, all’entrata principale, una statua marmorea di S. Domenico (Carlo Schiaffino 1689 –1765) antico protettore di questo luogo.

    Adriana Morando




    Spero vi sia piaciuto; vorrei concludere con un pensiero. Tra le varie leggende esiste chiaramente un fondo di verità il quale , poi, si alimenta di interpretazioni, suggestione e, pertanto, tutto il seguito delle vicende registrate in ogni sito contenente una storia "occulta" non è da considerarsi automaticamente attribuibile ad una maledizione, sortilegio, ecc. Al di là di questo, non è altresì corretto ragionare nel totale negazionismo (filorevisionista) in quanto sinonimo di limitatezza nei riguardi di una visione di insieme degli eventi in un arco di tempo, che sia più o meno vasto. Vorrei esprimermi, soprattutto, verso quella categoria di cosiddetti debunkers. Questi hanno un ruolo importantissimo, oggi, nella divulgazione corretta di fatti o fenomenologia varia. Purtroppo, avendo osservato e letto molto, tanti in questo senso tendono a fare spesso di tutta l'erba un fascio scivolando, piuttosto, in un metodo sistematico di smentitmento, probabilmente, dato dalla volontà di giustificare qualunque cosa, in quanto le fonti da cui si apprendono eventi, o altro di particolare, non riescono a riportare dettagli scientifici a riguardo. Certo, ne hanno ben donde, però è da capire che anch'essi sbagliano spesso, conducendo così questioni reali nel dimenticatotio delle cialtronerie. Chi vuole fare il debunker lo può assolutamente fare, ma a condizione di avere basi concrete su cui - per contro - può fondare le sue teorie, il che non si tratta di una capacità consistente di autoconvincimento secondo una logica relativa tale per cui trascini anche altri, ma di una precisa consapevolezza della quale si fa portatore. :)



    Supernova82
     
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  2. black_ghost
     
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    User deleted


    Ottimo articolo, bello il pensiero finale :)
     
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1 replies since 31/7/2015, 22:44   63 views
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